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I due brevi passi del De magistro di Agostino che figurano nella home page sono stati il criterio ispiratore primo del mio stile di insegnamento. O per lo meno mi sforzavo di mantenerli come indicatori di rotta, nella consapevolezza che essi non sono affatto sottesi alle mode didattiche imperanti che, pur ostentando la centralità dell'allievo nel processo di apprendimento, di fatto sono costruite sul perseguimento di standard omologanti misurabili in termini quantitativi. Con Agostino siamo da tutt'altra parte: conta la libertà e la creatività della coscienza e dell'intelletto delle singole persone.

 

Ecco la traduzione del testo latino:

"De universis autem quae intellegimus non loquentem qui personat foris, sed intus ipsi menti praesidentem consulimus veritatem ... " (Agostino De magistro 11,38)

"Su tutte le realtà di cui abbiamo intelligenza noi interpelliamo non la persona le cui parole risuonano fuori di noi ma la verità che dentro di noi presiede alla nostra mente"

 

... quis tam stulte curiosus est, qui filium suum mittat in scholam, ut quid magister cogitet discat? At istas omnes disciplinas quas se docere profitentur, ipsiusque virtutis atque sapientiae, cum verbis explicaverint, tum illi qui discipuli vocantur, utrum vera dicta sint, apud semetipsos considerant, interiorem scilicet illam veritatem pro viribus intuentes. Tunc ergo discunt ... (Agostino De magistro 14,45)

"... chi è assetato di sapere in modo tanto stupido da mandare il proprio figlio a scuola perché impari quel che pensa l'insegnante? per quanto riguarda tutte queste discipline che i docenti fanno professione di insegnare, persino le discipline che concernono la virtù morale e il sapere filosofico, una volta che essi le abbiano spiegate a parole, allora quelli che chiamiamo discenti considerano fra sé e sé se ciò che è stato loro detto sia vero oppure no; e lo fanno evidentemente fissando lo sguardo, secondo le loro forze, sulla verità interiore. E' allora che imparano..."

 

 

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