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Il "Foscolo" era in quegli anni, o è stato per me, un luogo e un tempo di esperienze culturali e umane determinanti e belle.
Fra i tanti che mi hanno dato tanto, in questo breve spazio voglio fare memoria dell'indimenticato professor Magnino.
Trascrivo qui il breve articolo che avevo composto per "La Provincia Pavese", un mese dopo la morte del professore, cioè nell'ottobre del 2002. Il titolo, che mi era parso particolarmente azzeccato, l'aveva scelto il giornale.
Vuole essere semplicemente un caro ricordo per tutti quelli che gli hanno voluto bene.
Al "suo" Liceo un gruppo di amici e allievi gli ha dedicato una gara di traduzione e un premio, che è continuato per alcuni anni. Ma poi il tempo evolve, gli uomini cambiano, le cose escono di scena, altre ne nascono. A lui è stata intitolata la delegazione di Pavia dell'Associazione Italiana di Cultura Classica e i fondi sono confluiti lì. Il suo ricordo mantiene viva la creatività dei suoi allievi.

Quella lezione di Magnino

"Per dire qualcosa su chi se ne è andato, occorre lasciare passare il tempo in cui piangiamo su noi stessi, sulla parte del nostro quotidiano che era legata all'altro e che ci è stata sottratta insieme a lui. Dopo, la memoria comincia a lavorare in profondità e i vincoli degli affetti, dei pensieri e delle emozioni si trasformano in radici della coscienza, in eredità scoperta dentro la vita. Allora possono farsi storia.
Adesso è tempo per un vecchio allievo di smettere il silenzio, per raccogliere assieme a altri, che gli volevano bene, qualche cosa di ciò che si è vissuto con Magnino.
È importante quando avviene che fra chi insegna e chi impara si condivida non solo la disciplina dello studio ma anche riflessioni, meditazioni e risate e tristezza e qualche sogno: io credo che lì si fondi il sapere autentico, perché nel dialogo fra due esseri umani si conosce il rispetto per l'alterità, comunque insondabile, della persona e la passione per la realtà, che ci si impone e che a noi tocca di conoscere con pazienza e di interpretare.
Con Magnino penso di avere imparato la razionalità ironica e tranquilla, verso noi stessi e verso gli altri, che ci impedisce di dimenticare la pochezza, che comunque ci è connaturata e nella quale si radica, per uno strano paradosso, l'estrema serietà del vivere.
Lui ha cercato di insegnarmi che dal sapere e dai giovani bisogna lasciarsi provocare senza paura; che da ragazzi si è uomini in costante divenire, complessi e nuovi: perciò insegnare è un responsabilità intellettuale e morale e non è mai un fatto ovvio, un potere o un ruolo, come non è né ruolo né sudditanza imparare, ma vaglio critico del pensiero e della coscienza, anche a costo del conflitto. Magnino è stato un amico autorevole e un punto di riferimento. Quel po' di bellezza della vita che abbiamo scoperta con lui non può andare dispersa".

Mara Aschei

 

Lui, il Magnus come lo si chiamava noi, se ne andava il 18 settembre del 2002. La sua compagna di lavoro al Foscolo, la Quartiroli, alla fine di dicembre del 2011. Anche di lei mi piacque scrivere qualche riga, perché furono maestri e non solo professori. Con loro si costruiva storia.

 

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